Il Novecento è stato un secolo di importanti traguardi politici: parti fondamentali della società hanno lottato per ottenere il proprio diritto di voto in un sistema che era appannaggio di una ristretta élite sociale ed economica. La democrazia del 20° secolo si è perciò compiuta nel diritto per tutti i cittadini di scegliere i propri rappresentanti.
Il futuro presenta nuovi scenari e nuove sfide: il mondo sta cambiando e la democrazia deve evolvere con esso. Nell’era digitale i cittadini, sempre più sfiduciati dalla classe dirigente e dalla percezione di un potere lontano e avulso dalle loro vite, hanno il diritto di essere coinvolti attivamente nel processo democratico e non esserne passivi spettatori. Dev’essere questa la rivoluzione democratica del 21° secolo: costruire una democrazia partecipativa che coinvolga i cittadini nella formulazione delle regole. Per farlo bisogna avvicinare la politica ai territori mettendo le comunità locali al centro del processo politico. La piramide del potere deve quindi essere invertita, muovere dal basso verso l’alto e garantire trasparenza, inclusività e partecipazione della cittadinanza.
Dobbiamo rivoluzionare la nostra democrazia perché sappia rispondere in modo reattivo e dinamico ai ritmi sempre più rapidi del mondo globalizzato e per compiere questa rivoluzione abbiamo a disposizione un intero inventario di pratiche, tecniche e iniziative come strumento di integrazione del cittadino nel processo di elaborazione delle linee politiche e della loro attuazione. Questo deve diventare il principio fondamentale alla base dell’intero sistema amministrativo e istituzionale, in tutti i suoi livelli.
Vogliamo mettere queste idee in pratica, e per farlo abbiamo un piano. Prevediamo di riformare il sistema a partire dallo Statuto regionale per conferire alle comunità locali l’autonomia necessaria per attuare pratiche di autogoverno e di partecipazione civica diretta. In questo modo ogni territorio può divenire un piccolo laboratorio politico, dove i cittadini possano maturare le soluzioni più adatte alle esigenze e alla cultura del luogo, coniugando il giusto diritto all’autodeterminazione con il benessere derivato da una folta diversità dell’ecosistema socio-economico.