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Ripensare ai comuni con lo strumento assembleare

Le assemblee sono il mezzo più diretto e versatile per permettere ai cittadini di prendere parte ai processi decisionali. Non solo: esse offrono la garanzia di una risposta immediata e positiva alle esigenze delle comunità locali e permettono di vigilare sull’operato dei rappresentanti politici. Molti antichi istituti assembleari del Veneto ci offrono dei modelli di riferimento già collaudati per integrare efficacemente questo strumento nella vita politica delle comunità.

In ogni parte della Repubblica Veneta i villaggi erano organizzati attraverso l’utilizzo di assemblee di abitanti, rappresentati un tempo dai capifamiglia, chiamate vicinie, regole o comunanze, le quali decidevano della vita del villaggio e del godimento degli spazi comuni. Perché non ripartire da questo modello che la nostra storia ci consegna, ovviamente aprendolo alla partecipazione di tutti i cittadini, per ripensare l’organizzazione dei comuni?


RIPRISTINARE LA PROPRIETÀ COLLETTIVA!

Molto spesso nelle frazioni di campagna e nei quartieri delle grandi città gli abitanti sono consapevoli dei problemi e delle manutenzioni necessarie per la cura delle aree pubbliche, ma si ritrovano, soprattutto nelle aree periferiche, a richiamare a vuoto l’amministrazione pubblica che quando poi interviene lo fa tardivamente e in modo approssimativo. È assurdo doversi perdere in lungaggini burocratiche, in cui le richieste di intervento rimbalzano tra le periferie e il centro, quando gli interessati saprebbero già come agire. Ripristinare l’istituto della proprietà collettiva risolve questo problema, permettendo alle comunità locali di gestire direttamente i propri spazi e beni comuni. Nello stesso modo in cui un tempo erano gestite collettivamente alcune attività essenziali alla vita della comunità, questo modello fornirebbe uno strumento alternativo sia al pubblico che al privato nella gestione di alcuni servizi civici di base.

Queste istituzioni assembleari di frazione e di quartiere potrebbero fungere, riprendendo ancora una volta il modello repubblicano e federativo, anche da controparti locali dei comuni. Innanzitutto, creerebbero uno spazio di democrazia ed autogoverno capillare in un tempo in cui i comuni tendono ad essere accorpati ed ingranditi. Inoltre potrebbero esercitare una funzione di controllo, ponendo un limite al potere degli amministratori e controllandone l’operato.

Il recupero di questo modello assembleare permette da un lato di controllare l’operato delle istituzioni, dall’altro rende i cittadini più responsabili e consapevoli, il tutto riducendo l’ipertrofia burocratica delle amministrazioni pubbliche e garantendo una risposta continua e immediata ai problemi di natura locale.

Nella legislazione Veneta esistono già alcuni strumenti che permettono di muoversi in questa direzione, tra cui le normative sulle Regole e sull’Amministrazione separata dei Beni di Uso Civico (ASBUC). Questi strumenti vanno valorizzati, rendendo imprescindibile lo strumento dell’assemblea e la partecipazione di tutti i residenti maggiorenni. Inoltre è necessario stabilire una strada chiara per il recupero dei beni di uso civico dove questi siano stati estinti in passato e per la costituzione di nuovi beni di uso civico dove essi siano assenti, a partire dai beni demaniali.

Ara che xe ora 🙂

Zòntite a Sanca!!!

/// 🙂

Categoria

Democrazia

Data

07 apr 21

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