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Per una agricoltura europea

Nelle aree montane e collinari venete, sono presenti molti terreni privati e demaniali abbandonati, con effetti negativi ambientali, paesaggistici, sociali ed economici. Gli spazi coltivati o gestiti dall’uomo costituiscono importanti elementi degli ecosistemi dei nostri territori e l’abbandono repentino della coltivazione o della gestione prativa e forestale causa squilibri significativi. L’abbandono di queste pratiche economiche comporta una radicale trasformazione del paesaggio: in montagna, si assiste per esempio all’avanzata del bosco a discapito dei terreni a prato e i boschi stessi risultano spesso mal gestiti e difficilmente usufruibili anche da parte dei visitatori. Si tratta di risorse importanti per l’economia locale, che permetterebbero, uno sviluppo sostenibile dei territori periferici e il sostegno di importanti tradizioni culturali e sociali.


I TERRENI DEMANIALI

In molte regioni si è provveduto a vendere il patrimonio ai privati, specialmente giovani interessati ad avviare attività agricole. Troviamo interessante questo approccio e condividiamo l’opportunità di applicarlo in alcuni casi, ma crediamo che un’altra strategia dovrebbe avere la priorità. Come abbiamo descritto nella sezione del nostro programma relativa a Democrazia ed Autogoverno, storicamente in Veneto le comunità locali erano organizzate in forma vicinale; ogni comunità aveva cioè dei beni di proprietà collettiva delle famiglie originarie del villaggio che venivano gestiti in assemblea dai capifamiglia. Queste istituzioni prendevano il nome, a seconda della zona, di Regole, Comunanze o Vicinie.Oltre che per una questione di Democrazia e controllo delle istituzioni, già esaminata nella sezione relativa a Democrazia ed Autogoverno, sarebbe estremamente importante promuovere la ricostituzione di tali istituzioni anche come strumento per il recupero dei beni demaniali abbandonati. Gestite direttamente dai cittadini, tali proprietà potrebbero essere infatti recuperate dall’abbandono e costituire una significativa fonte di ingressi economici, oltre che un volano di sviluppo economico per la comunità.
Se per quanto riguarda il territorio Cadorino e dell’Altopiano di Asiago, la legge regionale del Veneto prevede che dove si possa documentare l’esistenza storica di una Regola e si possa documentare quali fossero i fondi storicamente di sua proprietà, essa può essere ricostituita e ha diritto a vedersi trasferita la proprietà del patrimonio da parte dei comuni e del demanio, per quanto riguarda il resto del Veneto esiste lo strumento dell’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico (ASBUC): istituzioni frazionali che possono ottenere dal comune la gestione dei beni caricati da uso civico. Noi crediamo che in tutto il Veneto dovrebbe essere possibile ottenere la gestione o il trasferimento dei beni storici delle Regole, Comunanze o Vicinie storiche, anche quando questi non siano attualmente caricati da uso civico. A tal fine, crediamo che si potrebbe modificare la legge riguardante le Regole affinché comprenda tutto il territorio regionale. In alternativa, si potrebbe mettere mano alla legislazione relativa alle ASBUC affinché garantisca diritti equivalenti a quelli offerti nei territori montani citati. In aggiunta, pensiamo si dovrebbero sviluppare degli strumenti per il trasferimento di beni dalla gestione demaniale a quella ‘vicinale’ anche quando questi non siano stati storicamente gestiti direttamente dalla comunità.

LE ASSOCIAZIONI FONDIARIE

Mentre l’abbandono delle terre demaniali è dovuto fondamentalmente alla natura assente dello stato-proprietario, quello delle terre private si può spesso ricercare nel fatto che i proprietari non sono interessati a coltivarle o gestirle o nel fatto che le loro parcelle di terreno sono troppo piccole affinché un utilizzo delle stesse sia economicamente sostenibile. Per contrastare questo fenomeno in altre regioni, tra cui il Piemonte, è stata promossa da tempo l’istituzione di associazioni fondiarie. Un’associazione fondiaria è una libera unione fra proprietari di terreni pubblici o privati, prevista dalla normativa italiana, che ha l’obiettivo di raggruppare aree agricole e boschi, abbandonati o incolti, per consentirne un uso economicamente sostenibile e produttivo. Ogni associato aderisce su base volontaria e gratuita e conserva la proprietà dei beni. I fondi così costituiti sono gestiti dall’assemblea degli associati. Tale strumento permette alle comunità di rendere economicamente produttivi terreni altrimenti inutilizzati.

Oltre a promuovere lo strumento dell’associazione fondiaria, noi crediamo che sarebbe necessario integrarne il funzionamento con quello delle Regole e delle ASBUC. Le istituzioni dovrebbero perciò rendere possibile e conveniente per un privato dare in affidamento le terre di propria proprietà alle istituzioni di autogoverno locale, le quali potrebbero metterle a servizio dell’intera comunità e nel contempo operare la manutenzione necessaria affinché esse mantengano ed incremento il loro valore.

Ara che xe ora 🙂

Zòntite a Sanca!!!

/// 🙂

Categoria

Economia

Data

07 apr 21

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