Close
Type at least 1 character to search
Back to top

Politiche abitative

In Veneto è necessario trasformare profondamente l’approccio alle politiche abitative: raggiungendo l’efficienza energetica, costruendo e abitando in comunità anziché in dormitori. Un approccio corretto, considera l’abitazione un bene-diritto anziché un bene-consumo e rende necessario cambiare le modalità di vendita, di locazione e di educazione allo spazio, non cambia l’identità al concetto di casa ma favorisce la vita della comunità. Il Veneto ha l’opportunità di migliorare realmente il benessere e il modo in cui le persone vivono.


La visione politica legata alla casa è stata guidata in maniera ideologica elevando la singola forma concepita di casa come proprietà e del mutuo ipotecario come modo per ottenerla. È evidente, per quanto sia ideale che tutti posseggano una casa, che non tutti possono accedere ai mutui e che perseverare nel facilitare solo questa forma, contribuisca all’indebitamento ed esponga la società a un alto rischio in caso di crisi economiche. Una politica corretta, invece, dovrebbe rendere il mercato immobiliare più sostenibile, incontrando interessi e necessità delle parti e garantendo il diritto fondamentale di accedere a un riparo.

Le risorse più grandi che abbiamo sono le città e gli edifici che già esistono, mentre il primario interesse dovrebbe essere il mantenimento e la ristrutturazione di questo patrimonio, l’industria edile crea profitto dalla compravendita della terra, dalla creazione di nuove infrastrutture e non solo dalle nuove abitazioni. L’epicentro quindi si sposta sulla trasformazione di aree rurali o verdi in residenziali, contribuendo all’aumento del consumo di suolo. Vi è quindi uno scarso interesse nel valore degli edifici esistenti e delle comunità che li abitano, l’effetto ha un duplice fattore di impoverimento sociale: nella popolazione dei centri urbani, che viene depredata dello strato sociale con cui manteneva economie di quartiere e servizi; e nelle nuove comunità, costrette ad allontanarsi e a spendere risorse per raggiungere servizi non più disponibili nelle cinture urbane. In Veneto vi sono circa 390.000 abitazioni vuote, il loro recupero colmerebbe la perdita patrimoniale e contribuirebbe alla rivitalizzazione economica dei quartieri di cui hanno contribuito all’impoverimento. Allo stato attuale per le nuove costruzioni viene applicata l’IVA al 4%, nel caso in cui venga considerata prima casa, mentre per le opere di ristrutturazione l’aliquota è fissata al 10%. Allo stesso modo, per quanto esista una tassazione IRPEF maggiorata per le case sfitte, essa si applica a limitati casi e non contempla una progressività in base al numero di anni in cui l’immobile rimane vuoto. Nel campo dell’edilizia privata, il Veneto dovrebbe perseguire politiche focalizzate nel rendere conveniente la ristrutturazione degli immobili esistenti, il loro effettivo uso residenziale, e quindi diminuire i costi finali del cittadino. La questione che la competenza fiscale sia di pertinenza statale, non dovrebbe essere motivo di scusa, ma incentivo per trovare i mezzi per autogovernare la materia.

In un’economia ben equilibrata, le abitazioni private dovrebbero essere una componente salutare in un ampio numero di diversi modelli abitativi.

EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA

Questo è una soluzione essenziale per fornire un alloggio a chi non può permettersi l’acquisto della casa, oppure semplicemente non riesce ad accedere al mutuo. L’agenzia territoriale di edilizia regionale, ATER, possiede solo poco più di 39.000 alloggi, a cui si vanno ad aggiungere quelli comunali o di altri enti, tuttavia l’offerta soddisfa solamente il 10% dei nuclei che hanno i requisiti per accedervi. Per migliorare quantitativamente e qualitativamente la copertura della domanda, possono essere messe in atto alcune politiche molto efficaci: bandi di autorestauro dove i nuovi inquilini provvedano al recupero dell’alloggio senza che l’ente pubblico debba impegnarsi in voluminosi investimenti; recupero e restauro ai fini residenziali di beni demaniali non utilizzati senza un esborso di ulteriore denaro – in questo caso deve essere chiaro che un immobile in carico al demanio non dovrebbe essere oggetto di compravendita con regione o comune, poiché esso è già un bene collettivo; affitti in regime di edilizia residenziale sociale, che permettono all’ente di posizionare canoni di affitto sufficienti per sostenere i costi.

AUTOCOSTRUZIONE

Il raggio di azione oggi è limitato a pochi casi, dove singoli costruiscono l’alloggio per il proprio nucleo famigliare. Applicato a gruppi di persone invece diventa una forma di sviluppo economico. Assistiti dalle autorità i cittadini possono identificare luoghi e competenze per la costruzione della propria casa. Il vantaggio non si limita al risparmio economico dato dalla mancanza di un soggetto costruttore, ma si traduce in una efficienza energetica ed estetica a lungo termine, poiché tendenzialmente le scelte effettuate daranno a questi fattori maggiore importanza.

COSTRUZIONI PER L’AFFITTO

Gli imprenditori sono focalizzati nel costruire per vendere. La regione Veneto dovrebbe aiutare lo sviluppo degli investimenti edili con obiettivi di guadagno a medio lungo termine, sostenuti dalle rette di locazione. La possibilità di sviluppare in altezza e di costruire edifici durevoli e che rendano un profitto protratto nel tempo anziché piccoli alloggi da finire e vendere in fretta, avrebbe un migliore impatto socio economico.

Dovremmo prendere nota che la costruzione di buone comunità non dovrebbe, in fondo, essere un processo complesso – sebbene sembriamo renderlo tale – e che i principi che guidavano le buone comunità dal passato erano semplicemente quelli utilitaristici. Se guardiamo uno dei nostri vecchi centri storici, che spesso ammiriamo, per esempio, li troveremo formati da necessità semplici come un mercato dove vendere merci, spazi di uso comune, un luogo per l’acqua pubblica e un ricoveri per animali. Oggi cerchiamo di creare copie di tali luoghi quando non abbiamo più questi bisogni; invece dovremmo guardare ai principi che ci si adattano, per guidare la progettazione delle nostre comunità. Cose come: giardini soleggiati con spazi abitativi che si riversano in essi; luoghi dove i nostri figli possano giocare e le nostre famiglie fare un barbeque; negozi nelle vicinanze e percorsi sicuri per le scuole. In breve, semplice utilità come principio guida.

Ara che xe ora 🙂

Zòntite a Sanca!!!

/// 🙂

Categoria

Diritti

Data

07 apr 21

Share